CAPITOLO I°
Mondo di Atziluth, continente di Enedhar, regione di Iqarim ith Aur: tra circa 353 anni.
L'imperatore Sahamas III°, fu principe Athòth Amenophis, governava sull'impero Enorath. La sua consorte era la regina Aysar, fu principessa dell'annesso Alsifar. La loro unione permise di continuare la dinastia degli Amenophis e diede origine a tre figli, due maschi ed una femmina: Sethenes, Zahra e Anhur. La guerra coi vicini del regno Shabati si è conclusa con successo e la conquista della totalità regionale è stata ultimata, strappando le riserve auree agli avversari. Ormai necessitava un incontro per dettare le condizioni per la resa richiesta e l'imperatore ha scelto di inviare sua figlia, la Principessa e futura somma sacerdotessa. Per scortarla, Sahamas III° non si affidò soltanto ai cavalieri del tempio ma organizzò una scorta, composta da un manipolo triario, comandato dal fratello minore: Anhur.

Alla sua prima missione, il giovane principe, ultimogenito Amenophis, aveva un compito piuttosto semplice. Con la guerra finita e le forze avversarie ormai arrese, i pericoli dovevano essere ridotti all'osso: niente che una squadra di guardie dell'imperatore, rafforzato da una squadra di cavalieri non potesse gestire. Abbandonata la capitale di Khalaras, la spedizione diplomatica di sorella e fratello procedette senza intoppi lungo le regioni centrali dell'impero. Raggiungendo la regione appena sottomessa, le centurie di legionari di stanza li, offrivano sicurezza al passaggio dei due principi e tenevano a bada la popolazione locale, ponendo agli arresti ogni persona che ancora non accettava la resa nei confronti di Enorath. Il luogo di incontro era stato fissato dai generali di ambo le fazioni su Colle Jabak, luogo di riferimento per stabilire gli attuali confini di entrambi i domini.

L'incontro con la sovranità Shabati avvenne le trattative ebbero inizio. Anhur adempì al suo dovere e rimase di fianco alla sorella come sua protezione, durante tutte le trattative. Davanti a Zahra si sedette il Sovraintendente di corte Shabati, che parlava a nome del suo re. La tensione non mancava e la paura per possibili incidenti era evidente da entrambe le parti. Forte era il desiderio di trovare una pace e alla fine la ragione ebbe la meglio, trovando i giusti compromessi tra vinti e vincitori. Siglati gli accordi e ottenuta la pace, i due principi Enorathiani poterono tornare indietro, lasciando le questioni pratiche alla ventitreesima legione e al suo generale li stanziato. Il rientro sarebbe stato trionfale per la principessa, che avrebbe condotto al padre e al suo popolo, un messaggio di vittoria e trovata pace.

CAPITOLO II°
Tuttavia, lungo la strada per il ritorno, tra le dune del deserto Heneftur, quelli che sembravano barbari nomadi o predoni, assaltarono le difese dei due principi e i principi stessi. Anhur dispose le forze in modo da consentire la fuga alla sorella: il campo aperto rendeva rischiosa una fuga a cavallo ma anche l'unica opzione. Per tanto divise le forze in tre gruppi principali che fecero da ostacoli alle forze nemiche e circondarono da tre lati il cavaliere più veloce e la principessa, lasciando la via di fuga aperta per la loro partenza. Distaccando qualche tiratore più prossimo al centro della formazione, ordinò tiro di copertura per la sorella e schierandosi con gli uomini iniziò a combattere. Il combattimento era evidentemente impari e il ragazzo, appena ventenne, fu ferito dopo qualche schermaglia in cui ebbe successo. Quando si ritrovò su di un ginocchio si guardò alle spalle per un momento, notando che la figura di Zahra era lontana e il tiro di copertura aveva avuto successo, eliminando degli inseguitori che si erano distaccati per inseguirla. Tuttavia, l'intera scorta dei principi fu sconfitta e coloro che sopravvissero furono catturati, tra cui anche Anhur.

Il dovere era fatto ma il suo destino segnato. Quella che doveva essere la sua prima missione come principe, come uomo d'arme, come guerriero e forse un giorno, il fidato generale di suo fratello maggiore, non si rivelò affatto quello che si prospettava. Quest'anomala ondata di predoni nel deserto non era affatto prevista e ovunque il principe stava per essere portato, non sembrava promettere niente di buono. Stipato dentro un carro insieme a ciò che rimaneva degli uomini che avevano combattuto con lui, andarono verso sud e abbandonarono le regioni imperiali in meno di sei giorni, inoltrandosi nelle zone remote del deserto, verso i canyon sconosciuti. Si inoltrarono la dentro e raggiunsero una zona abitata, che apprese essere la famigerata Khumapur, una sorta di città di malviventi, autogestita e ritenuta per lo più una storia inventata.

Incatenato e tenuto in gabbia come un animale da mostra, fu curato quanto bastava per non farlo morire o ammalare, nutrito quel che bastava e, una volta arrivato, portato attraverso le strade della malconcia urbe, verso l'oasi nascosta di Khumapur, che nutriva quell'orda di malviventi e feccia che si accalcava tra i costoni labirintici di quell'area di mondo, lontano dagli occhi dei governi e intenti a portare avanti i loro loschi affari. Ai suoi occhi si aprì un mondo che non aveva visto prima: tagliagole, borseggiatori, furfanti di ogni genere, ma anche prostitute e esseri più mostruosi e di dubbia provenienza, si accalcavano disordinatamente, formando una marmaglia indistinta di colori, odori (spesso cattivi) e voci. Ma tale visione non durò a lungo. Fu fatto scendere giusto il tempo di lavarsi e cambiarsi d'abito con degli stracci che gli furono dati in cambio dei suoi -che non rivide mai più-, per poi salire di nuovo sul carro ed inoltrarsi nei cunicoli che costituivano gli strati profondi di questa improbabile urbe. La fine della vita, per come la conosceva, era arrivata.

CAPITOLO III°
Estratto tradotto, dagli archivi dei rapporti del Prelato Maggiore dell'Inquisizione di Phtarruk, Xilethku: [...]"III°;2;71 - La nuova partita di bestiame è arrivata e ha già superato gli esami sulle loro condizioni. Sono 8 esemplari, di razza umanoide, come richiesto alle bestie da riporto. Da adesso entra a far parte dei nostri possedimenti sotto la voce dell'indice d'archivio bestiami: U'Xerh.
Nel complesso si denota uno stato di salute più che sufficiente alla loro continuazione, con una condizione di nutrimento entro limiti minimi accettabili. Fisicamente sembrano campioni ben strutturati e adatti allo sforzo fisico più o meno prolungato. I loro riflessi rispondono normalmente e non sembrano presentare alcun difetto sensoriale, almeno ad un esame superficiale. Presentano ancora delle lesioni di media o minore entità, su cui sono state applicate cure approssimative, sufficienti a rimuovere temporaneamente il pericolo di infezioni, ma non a favorire una corretta e completa guarigione. I campioni 2 e 5 hanno una efficienza delle attività ridotta a causa dei sintomi da insolazione. Ordinata l'applicazione di contromisure per ristorare le condizioni di salute da buone a ottime all'Inquisitore medico Uluthpar. Ho in oltre disposto di eseguire ulteriori e più approfonditi esami, per scongiurare il pericolo di infezioni prima del contatto con altre partite di bestiame simile.

Il prospetto comportamentale iniziale denota che:
Sono ancora sommariamente in forze e presentano reazioni congrue per bestiame ancora selvaggio: ritrosia, comportamenti spaventati, aggressività, in special modo nei soggetti non affetti da insolazione. Il comportamento vicendevole è genericamente gregario ed incline all'obbedienza verso il campione dominante (il 3°) al quale si rivolgono per ottenere guida, sottolineando una implicita e facilmente comprensibile gerarchia primitiva, di esemplare dominante e subalterni, anche definibili come Alfa e Beta, proprio come nei branchi degli altri animali più o meno senzienti.

Sono quasi tutti maschi ad eccezione dei campioni 2, 4 e 8. La maturità di questi esemplari campione si attesta tra le categorie di adulto giovane e adulto, denotando uno sviluppo già completo ma non il decadimento per vecchiaia. Gli esemplari 1, 4 e 7 presentano ancora presumibili leggeri margini di crescita corporea, il che li attesta tra i campioni più giovani.
Ceduta la ricompensa al bestiame da riporto con decurtazione di un quinto, per via delle cure approssimative. Ristabilito il contatto psichico con l'alfa delle bestie da riporto e soggiogazione della volontà. Si procede col trasporto del bestiame acquisito verso le zone di contenimento.
Separo il campione 3 dal resto del branco e lo inserisco nelle liste per gli esemplari da riproduzione e sperimentazione avanzata. In quanto alfa del suo gruppo è certamente il candidato più papabile per la ceremorfosi.
" [...].

CAPITOLO IV°
Con la sua squadra di sopravvissuti e il cavaliere Nadine, Anhur fu portato luoghi bui, dove solo la luce di torce e lanterne rischiarava la vista. Il percorso attraverso i cunicoli procedette oltre Khumapur e verso il basso. Furono fatti scendere dai carri, ancora in catene e coi ceppi, costretti a camminare in fila, incatenati tra di loro come schiavi. Le tenebre si facevano più fitte e le voci di quella feccia alle loro spalle non sembravano più tanto fastidiose, ora che si facevano sempre più lontane. Il tempo si fece indistinto e il termine del percorso avvenne dopo diverso tempo che il chiasso di Khumapur era svanito. Le strade tortuose, quasi sempre in discesa, percorse dai loro aguzzini, li condussero in un antro cavernoso dove c'era anche dell'acqua. Furono messi a sedere e gli fu concesso di bere, per poi vedere emergere dalle tenebre delle mostruosità mai viste prima. La popolazione di Khumapur aveva della popolazione di umanoidi ritenuti canonicamente mostruosi, come gli orchi o in modo più estremo, uomini lucertola. Ma la questione che si era loro presentata, era assolutamente più inquietante. Esseri dal cranio leggermente oblungo e apparentemente bulboso, con lunghi tentacoli, attorno ad una bocca da lampreda e occhi profondi e freddi. Un corpo di forma apparentemente antropomorfa, ma allungato, come slanciato e magro, con una pelli cui colori erano delle varie tonalità della malva, ossidiana o di un ciano poco saturo. La loro intelligenza era evidente, ma molto meno lo era la minaccia che potevano costituire. I loro corpi sembravano deboli, ma tale deduzione era completamente errata.

Presero i prigionieri uno ad uno e li consegnarono ad uno dei loro, che aveva anche una lente ed una lanterna, oltre ad un piccolo martelletto ed altri attrezzi di piccole dimensioni. Il comportamento della creatura sembrava quello di uno che esaminava, come un medico o un uomo di scienza. Intanto era evidente che i predoni stavano incassando dei soldi di una vendita o qualcosa di simili e lì fu lampante: schiavi. Il destino di Anhur e i superstiti della compagnia era quello di far da schiavi a creature mai viste prima. Scoprirono velocemente e forse con timore, che tali creature potevano parlare nella mente e chissà cos'altro erano capaci di fare. Tutti e otto i prigionieri furono radunati in un punto e dalle tenebre emersero altre mostruosità, simili a ogre o troll, che con fare apparentemente inconsapevole, quasi sonnambulo, presero per le catene il principe e compagni e li fecero sparire nelle tenebre delle profondità, accompagnati da quelli che, da quel momento, sarebbero stati i loro signori e padroni.

CAPITOLO V°
Raggiunto l'insediamento sotterraneo di quei mostruosi padroni, Anhur e compagni, furono segregati in delle stanze chiuse con porte in ferro. Il principe in particolare, fu separato dal resto del gruppo, così come separarono maschi da femmine. Da solo il figlio minore del grande Imperatore, giaceva inerme nell'oscurità, rotta soltanto da una strana luce soffusa che veniva emanata da alcuni strani cristalli color ametista, incastonati sul muro, vicino al soffitto di quella stanza dalla pianta ovale. Il tempo passò ed egli fu medicato in modo ottimale, ma gli fu anche fatto un tatuaggio sulla schiena di ridotte dimensioni, un marchio grande quanto un occhio, recante un simbolo dai significati ignoti. Le creature tentacolari si presentarono come i loro padroni Illithid ma non rivelarono molto di più a loro. Furono sfamati a sufficienza e fatti lavorare tra cunicoli o all'interno di quell'insediamento che conobbero come Phtarruk.
Il luogo era alieno per loro e lentamente iniziava ad alienare la mente di alcuni dei compagni di Anhur: non c'era mai modo di risalire in superficie e la luce sempre soffusa, era emanata da quegli speciali cristalli o rari e fluorescenti funghi delle profondità. In quel luogo non esistevano bambini che non fossero umanoidi come loro, ma anche quelli erano rari a vedersi e spesso tenuti in aree apposite dove non si sa bene cosa facessero loro. I lavori erano prevalentemente di scavo o di combattimento e quest'ultimo veniva fatto contro altre creature del sottosuolo. Il padrone di riferimento per Anhur era Xilethku: un Illithid riverito ed importante a quanto ha avuto modo di notare. Nonostante il suo orgoglio regale, il principe comprese di non potersi ribellare o di mancare di rispetto al suo schiavista. La situazione era delicata e la differenza tra la vita e la morte, poteva essere determinata anche solo da un accenno di insubordinazione: su questo erano stati chiari e non avrebbero tollerato nient'altro che ordine totale.

Dopo un periodo iniziale al ragazzo venne concesso di spezzare la propria solitudine in reclusione (ovvero durante il riposo), potendo condividere saltuariamente la sua stanza-cella con il cavaliere Nadine. Quelle volte che capitava era per lui un piacevole cambiamento: esso trovò quasi da subito la presenza della giovane donna molto gradevole, una compagnia con cui parlare e distrarsi, verso la quale provò una attrazione a pelle che prima non provava. In lei percepì qualcosa che durante la missione per conto dell'imperatore suo padre, non aveva potuto percepire, per via degli oneri che lo stavano legando alla missione e che di certo non lo portarono a socializzare più del previsto, forse anche in virtù del rango nobile che lo separava dalla casta guerriera a cui lei faceva parte. In oltre, tale accentuata simpatia pareva altrettanto ricambiata... ma nessuno dei due poteva immaginarsi che dietro a tale lieto evento v'era qualcosa di decisamente più sinistro...

CAPITOLO VI°
Estratto tradotto, dagli archivi dei rapporti del Prelato Maggiore dell'Inquisizione di Phtarruk, Xilethku: [...]"III°;2;84 - Dopo 201 giorni di osservazione della partita U'Xerh ho potuto confermare la primitiva gerarchia che fa capo al campione 3°, visto come alfa. Solo l'esemplare 8 si discosta parzialmente da questa visione. Nelle sessioni di lavoro a cui sono stati sottoposti, individualmente o di gruppo, si sono ritrovati ad accogliere o ricercare consiglio da 3, mentre l'unico esemplare, oltre l'alfa individuato, che mostrava segni di maggiore individualità era l'esemplare 8. Questo comunque non ha escluso una cooperazione del branco, che non ha avuto nulla da ridire in merito alla posizione non subordinata di 8 a 3.

Sotto il profilo psicologico, 8 e 3 sembrano quelli che preservano una mente più appetibile per la ceremorfosi, ma anche una predisposizione maggiore per altre forme di sperimentazione. Salvo diverse disposizioni dell'Antico, inserisco entrambi nelle liste di ceremorfosi della prossima generazione. Nel mentre, per non perdere il loro patrimonio, li inserirò nelle attuali liste riproduttive al fine di incrementarlo, coltivarlo e crescerlo presso i nostri vivai di bestiame. Avvio il processo di manipolazione subconscia, per la generazione di attrazione vicendevole, di modo da rendere il processo riproduttivo, agli occhi dei due campioni, qualcosa di naturale e genuinamente maturato tra di loro, nei loro primitivi rituali di seduzione di creature sessuate"
[...].

Nadine ed Anhur si ritrovarono da soli sempre più spesso, ogni volta che arrivavano gli orari di riposo. Nella penombra della stanza-cella di Anhur, un nuovo letto s'era aggiunto per il riposo di entrambi e quella inconsapevole ed inspiegabile attrazione che provarono l'un per l'altra si trasformò in qualcosa che fu creduto profondamente come amore. I primi sguardi, le prime effusioni: l'illusione di un sentimento, di emozioni che, seppur vere, provocate dal potere psichico di intelligenze talmente superiori da essere inimmaginabili. Il tempo passò e principe e cavaliere presto si scambiarono il primo vero bacio, in quella stanza dove credevano di non essere sotto osservazione, dove si percepivano come soli ed isolati dal mondo. Il piano del Prelato Maggiore dell'Inquisizione illithid, Xilethku, aveva avuto successo e cavalcava il ritmo cardiaco di quei due ragazzi che si percepivano come profondamente innamorati... una vita sarebbe nata da tutto questo, una nuova vita voluta da quell'aliena volontà.

CAPITOLO VII°
Dopo qualche tempo che Anhur e Nadine poterono consumare i loro sentimenti vicendevoli, furono inspiegabilmente separati dai padroni Illithid. Anhur non ebbe modo di sapere che la ragazza era rimasta incinta e lei non fece in tempo di dirglielo. Non appena ella se ne accorse, se ne accorsero anche i padroni Illithid che la prelevarono dal gruppo e la misero sotto esame per accertarsi dei sospetti. Una volta confermata la gravidanza fu semplicemente sollevata da ogni onere fisico e le fu imposta una vita molto meno stressante. Il suo subconscio fu di nuovo manipolato dai potenti poteri psichici degli Illithid, di modo da rimuovere ogni attrazione nei confronti di Anhur e far svanire gradualmente quei sentimenti che la legavano al principe. In questo modo le fredde e perfide creature, si assicurarono che lo stress da separazione da Anhur venisse limitato e poi estirpato da subito ed eventuali complicanze fossero limitate al massimo. Dopo di che fu introdotta ad un piccolo gruppo di donne che la distraessero, mentre loro manipolavano lentamente la mente della ragazza di modo che si affezionasse a queste "amiche" che le erano state messe di fianco per accompagnarla durante la gravidanza.

Nonostante tutto questo suonasse strano a Nadine, ella non aveva alcun potere per fermare ciò. Al contempo anche il principe Anhur notò qualcosa di strano: anche su di lui fu applicata la manipolazione subconscia per la rimozione dell'artificiosa attrazione. Gli fu detto che la ragazza si era ammalata e per scongiurare la possibilità che potesse ipoteticamente contagiare altri, fu isolata. Tuttavia la questione non lo convinse mai a pieno, così come non lo fece il graduale spegnersi dell'attrazione verso l'ex-cavaliere del tempio. Scegliendo di non mostrare comportamenti sospetti tacque, limitandosi a non replicare a tali spiegazioni offerte a lui ed ai compagni, per poi tentare di indagare con sguardo e udito, osservandosi attorno e cercando di capire sempre più come tutto quel luogo funzionasse. Lavorava, riposava, faceva tutto quel che gli veniva detto di fare, ma non mancava di raccogliere quante più informazioni poteva ogni volta che poteva, quelle poche volte che riusciva. Frammenti microscopici di una immensa società aberrante ed aliena, di creature terribilmente evolute ed incomprensibili.

E nel tempo che passava, Nadine arrivò a partorire un maschio. Questo le fu subito tolto e portato ai vivai dove venne inserito come V1 U'Xerh. Nel mentre, la neo-madre fu aiutata nel processo post parto, dove affrontò la separazione dal figlio appena nato con dolore e ribellione. Legata e costretta a subire i trattamenti per il suo recupero, fu poi trasportata in una sala ove fu incatenata di forza ad un muro e lasciata li per affrontare l'ultimo dei suoi giorni. Xilethku si presentò a lei con delle strane pinze, dotate di bracci a cucchiaio, contenenti uno strano essere di piccole dimensioni, simile ad un grosso girino con quattro tentacoli. Il Prelato Maggiore dell'Inquisizione potè agire indisturbato e dopo averle infilato in una narice quella creatura, se ne andò sentendo le grida dell'umana che soffriva e si avviava al processo di Ceremorfosi: la nascita di un nuovo Illithid... Nahualt.

CAPITOLO VIII°
Estratto tradotto, dagli archivi dei rapporti del Prelato Maggiore dell'Inquisizione di Phtarruk, Xilethku: [...]"III°;2;123 - Gli alti progetti dell'Antico desiderano la consegna di alcuni campioni delle partite a mia disposizione. A tale scopo han deciso di prelevare tra gli esemplari il 4 Nthak di maschio razza nanica, il 9 W'szarik femmina di razza goblin, il 2 Xilpteh femmina di razza elfica, l'1 Irthu maschio di razza mezzelfica , il 3 U'Xerh maschio di razza umana. A quanto pare le mie riserve di bestiame sono particolarmente apprezzate dall'Antico. Dopo averli portati alla corte Inquisitoria, al cospetto dei Vicari, ho rilasciato la mia richiesta per il permesso d'acquisizione di una nuova partita di schiavi. Oggi procederò con la visita al Cervello Antico, supplicandolo di accogliere la mia richiesta di concedermi che la creatura del vivaio, la V1 U'Xerh, sia in futuro ceremorfizzata attraverso la mia futura generazione di girini. Sia lodato Ulokthutar, nostro signore e mente suprema"[...].

Anhur e compagni non videro mai più il cavaliere Nadine. A loro fu detto che era morta e che a causare ciò fu un concatenarsi di cause, conseguente al suo malessere. Non una propria bugia, ma nemmeno la verità. E senza sapere tutto quel che c'era dietro, Anhur e compagni entrarono anche in contatto con Nahualt, che in compagnia di Uluthpar, suo mentore, venne ad osservare il "bestiame". Agli occhi loro era soltanto un altro dei padroni, quasi completamente indistinguibili tra loro, tuttavia esso aveva dentro di se ancora degli organi della ragazza e gran parte del suo scheletro rimodellato. La disgustosa creatura aliena, tuttavia, non aveva più niente di Nadine: ella era svanita e al suo posto c'era qualcosa di terribile.

Con l'inquietudine che cresceva nel cuore del principe e dei compagni, la vita da schiavi procedeva e nuovamente il percorso effettuato con Nadine si ripeté con un'altra donna proveniente da altre celle. Conosciuta la prima volta durante uno dei riposi come Haifa, anche con essa visse ciò che aveva vissuto con la precedente compagna di disavventura. E quell'attrazione finì di nuovo per far sparire anche lei, per una seconda volta Anhur sentì i suoi sentimenti svanire gradualmente e per una seconda volta percepì il dubbio, il sospetto, la stranezza di quel luogo che lentamente iniziava ad alienare anche lui: il buio, la luce per lui innaturale, le stranezze sentimentali e le battaglie nelle profondità, affrontate per conto dei padroni Illithid, quella società fredda, alinea e metodica e il collettivo di tutti gli alienanti elementi, lo provavano nello spirito e nella mente. In quel periodo, i compagni suoi avevano quasi perso il contatto con la realtà ed erano diventati sempre più obbedienti ai padroni. La loro indole battagliera di soldati e valenti guerrieri aveva lasciato spazio ad una remissività quasi compulsiva, contrastata solo dalla fedeltà che volgevano al loro principe. Lui invece iniziava a non avere più alcuna cognizione del tempo e tal volta dubitava di ciò che provava, rendendosi più insensibile. Le tenebre e la penombra onnipresenti avevano abbassato il suo morale e la speranza di rivedere la luce, l'amata famiglia e l'amata patria, ormai stavano svanendo. E mentre nel suo cuore cedeva all'ovvietà che per lui non c'era più futuro, si cullava nel pensiero che questo fu un sacrificio per permettere a sua sorella di sopravvivere, per permettere all'importante missione diplomatica di non fallire, per garantire vittoria e pace ad Enorath. Eppure la svolta avvenne...

Qualcosa di nuovo e di sinistro si stava prospettando nel futuro di Anhur. Non fu in grado di capire bene cosa accadde, ma fu portato in una sala al cospetto di altri Illithid, in compagnia di altri quattro schiavi di razze differenti. Furono esaminati e poi separati ed Anhur si trovò in una strana stanza con quattro piedistalli a colonna, con sopra quattro formazioni cristalline violacee, che rilucevano debolmente di una strana energia. Fu messo al centro di tale stanza e abbandonato li. Da dei fori sul muro vide uscire dei tentacoli come fossero dei giganteschi serpenti che emettevano una vaga brillanza alterna, mentre la sua mente si riempì improvvisamente di fragorosi suoni indescrivibili ed alieni, ed immagini di luoghi e cose mai viste tempestarono i suoi pensieri, prima che la sua mente ne fosse sopraffatta ed il ragazzo perse i sensi...

Il tempo, la realtà, tutto si piegò alla volontà del Cervello Antico Ulokthuatar e i suoi servi. L'esperimento ebbe successo e l'umano svanì, per raggiungere un altro tempo, un altra realtà: schizzato indietro nel passato, attraverso mondi e piani d'esistenza...


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